Archeologia Bevagna
Edificio termale con mosaico
Il complesso, di carattere pubblico, era costituito da più vani, tra i quali sono stati identificati il calidarium e il tepidarium.
L’ambiente principale è a pianta rettangolare con uno dei lati lunghi adorno da una nicchia semicircolare fiancheggiata da due nicchie rettangolari. Le pareti in origine dovevano essere rivestite da lastre marmoree.
Sotto la pavimentazione corre una canaletta con pareti di laterizio e coperta alla cappuccina da cui si dipartono altri cunicoli, drenaggi necessari in una località come Bevagna ricca di vene acquifere. Il pavimento è a mosaico con grosse tessere bianche e nere; la raffigurazione è racchiusa da una duplice fascia nera, mentre la decorazione delle nicchie, di tipo floreale, è delimitata da un listello dello stesso colore.
Il soggetto rappresentato è tipico delle decorazioni termali ed attinge al repertorio mitologico ed ornamentale di carattere marino: tritoni e ippocampi disposti simmetricamente nei lati corti, mentre nella zona centrale sono raffigurati polipi, delfini e aragoste.
Le figure sono realizzate in nero, su fondo bianco, con i particolari anatomici sottolineati in bianco. Tipologicamente si ricollega ad altri mosaici di tipo marino, rinvenuti ad esempio ad Ostia e Capua, riferibili sempre ad ambienti termali databili al II sec. d. C. e più precisamente in età adrianea.
Il Teatro
Il teatro romano sorgeva in prossimità del Foro, alle pendici dell’altura dove è ora situata la chiesa di S. Francesco. La forma del monumento è ricostruibile, oltre che da notevoli tratti ancora ben visibili, anche dalla planimetria di tutto il comparto urbanistico compreso tra la via Flaminia (odierno Corso Matteotti) e la Via S. Francesco; è infatti interessante notare come i resti delle strutture hanno condizionato lo sviluppo di questa parte della città, dove le strade e le case che vi prospettano si orientano secondo la pianta dell’edificio romano.
Del monumento rimangono imponenti resti di due ambulacri, semicircolari, completi di volta che serviva di sostegno alla cavea, visibili in gran parte nelle cantine di case private.
La sua datazione può risalire al II sec. d.C., anche se non è da escludere un precedente impianto riferibile al I sec. d.C.
Il Tempio
Poco distante dal teatro e dalle terme si trova l’unico tempio della città antica, già trasformato nella chiesa della Madonna della Neve. Il tempio, molto ben conservato nella parte posteriore, era uno pseudo periptero tetrastilo, di cui si conserva solo la cella su alto podio, mentre il pronao a colonne e la gradinata antistante sono scomparsi. Attualmente il tempio misura m. 12,25 di lunghezza e m. 10,77 di larghezza.
Il muro della cella è costruito in opus mixtum con paramento a filari di blocchetti di arenaria alternati a fasce di laterizio. Esternamente la cella è decorata da quattro lesene nella parte posteriore e sei semicolonne sui lati; rimangono ancora resti del rivestimento in stucco delle pareti.
La datazione del tempio può essere collocata nel II sec. d.C., in accordo con la fase di ristrutturazione edilizia che deve aver interessato il municipio in età adrianea, periodo al quale è riferibile anche il mosaico a carattere marino pertinente alle terme sopra ricordate, sito nei pressi dall’area archeologica fin qui descritta.
Ultimo aggiornamento
16 Giugno 2024, 11:39